Pudore

La radici della parola pudore attecchiscono nel verbo latino pudere, provare vergogna.
Un sentimento che, secondo alcuni, il 16 marzo è definitivamente scomparso dalle aule del Senato, quando palazzo Madama ha respinto la richiesta di decadenza nei confronti di Augusto Minzolini, condannato a 2 anni 6 mesi per peculato continuato.
C’è chi ha parlato di onore rinnegato, come il giornalista Massimo Giannini. Chi ha intimato la tanto odiata casta di “non lamentarsi se poi esplode la violenza”, come il vicepresidente della camera Luigi di Maio. E chi, di fronte a questo coacerbo di polemiche, ha sentito il dovere di render conto della sua scelta, come Pietro Ichino, uno dei 19 democratici che hanno votato no alla decadenza del senatore di Forza Italia.
Effettivamente, leggendo la lettera inviata dal senatore Pd al direttore di Repubblica Mario Calabresi, è possibile accorgersi di quanto il caso Minzolini sia ben più complesso di quanto sembri. Se è vero infatti che la condanna a 2 anni e 6 mesi ai danni dell’ex direttore del tg1 è definitiva, è altrettanto vero che in primo grado l’imputato era stato assolto dal tribunale di Roma, e che in secondo grado la sentenza era stata rovesciata da una corte d’appello presieduta da Giannicola Sinisi, ex Margherita e Ulivo, e quindi avversario politico dello stesso Minzolini. A suscitare qualche dubbio sulla neutralità della sentenza è stata anche l’inusuale severità della stessa, che è andata addirittura oltre alla richiesta di due anni formulata dal pm. Una strana coincidenza, visto che sono stati proprio questi sei mesi in più a far scattare la legge Severino.

Ma si tratta soltanto di semplici considerazioni, che non possono in alcun modo provare con certezza che ci sia effettivamente stato un accanimento nei confronti di Minzolini, un “fumus persecutionis”, come lo chiamerebbe il senatore di Forza Italia. Certo è, invece, che la Severino è una legge dello Stato che, in quanto tale, doveva essere applicata, senza se e senza ma, anche di fronte ad una sentenza non del tutto condivisibile. Si è scelto invece di fare un’eccezione, di rafforzare l’impressione che di fronte alla legge ci sia sempre qualcuno che è un po più uguale degli altri. E questa si, che è davvero una mancanza di pudore.

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